venerdì 19 agosto 2011

Hoya Hoye




La porta è aperta.
Puoi sentire i loro passi veloci correre su per le scale, accompagnati da un tintinnio invitante.
Spuntano sulla soglia di casa e iniziano a cantare e battere le mani. Un ritmo costante e le loro voci che si alternano cantando lo stesso verso più e più volte. Circa due minuti di cantilena, senza sosta. E io davanti a loro affascinata che rido.

Anche la sera precedente, verso le sette, un altro gruppo di bambini aveva cantato per noi davanti alla porta e avevamo dato loro delle monete pensando semplicemente che si fossero improvvisati cantanti di strada per guadagnare qualcosa. Oggi invece ho scoperto che il 19 Settembre qui in Ethiopia si festeggia l’ Hoya hoye ( o Buhe, ma l’altro nome mi piace di più), nata come festa religiosa e oggi diventata un rito quasi del tutto pagana. I due giorni che precedono la festa è tradizione che gruppi di bambini vadano porta a porta a recitare questa canzoncina. Non chiedono soldi, mi hanno spiegato che loro attendono solo una ricompensa per la loro performance. Caramelle o monete per loro è lo stesso.

La canzone finisce e restano fermi in attesa. Chiedo loro cosa vogliono e ridono. Non ricordo i loro nomi e anche se li ricordassi non sarei capace né di scriverli né di pronunciarli. Sono cinque: due hanno otto anni, uno nove, uno dieci e uno tredici. Alcune monete è tutto quello che ho, due per uno e sorridenti mi salutano.
L’ultimo della fila, prima di scendere le scale, si gira e mi urla “ lela’ gize enigenagne”.
“Cosa vuol dire?” gli chiedo.
“Ci vediamo un altro giorno!” torna indietro mi da il cinque e se ne va.

Alcuni minuti più tardi ho sentito lo stesso ritornello provenire dal palazzo di fronte.

Nessun commento:

Posta un commento